Notte Profonda

Splendida luna, gatta che lievi zampe posi sui sogni

I temi degli haiku

i temi degli haiku

Haiku e natura

I componimenti haiku si caratterizzano per avere un forte collegamento di temi con l’ambiente naturale. Generalmente prendono spunto dall’osservazione della natura, magari da una passeggiata (che i giapponesi amano fare proprio allo scopo di trarre ispirazione per la poesia) e includono, nella tipologia classica, un riferimento alle stagioni, non necessariamente esplicito. Può essere sufficiente la menzione di una pianta, un frutto un fiore, la neve, per suggerire al lettore che la scena si sta svolgendo in una determinata stagione dell’anno. Sebbene gli haiku moderni possano comprendere argomenti come le emozioni o le relazioni, il loro alveo naturale è un forte collegamento sensoriale e un’allontanamento dalla soggettività dell’io del poeta.

Ecco un esempio in traduzione di un haiku classico:

Le nubi di tanto in tanto

ci danno riposo

mentre guardiamo la luna.

Matsuo Basho

(1644 – 1694)

Oppure

Ciliegi in fiore sul far della sera

anche quest’oggi

è diventato ieri.

Kobayashi Issa

(1763-1827)

In entrambi i casi, forte è la presenza della natura, un cielo nuvoloso. La notte, la primavera che porta con se’ la fioritura dei ciliegi.

Il poeta si fa dunque osservatore, guarda il mondo esterno e ne coglie un dettaglio, minimo, semplice, una rana che balza in uno stagno, una foglia che cade, la rugiada sull’erba. L’emozione non è descritta quanto indotta, ingenerata nel lettore dalla rappresentazione naturale.

 

La disposizione delle idee

Un ulteriore elemento che contraddistingue strutturalmente gli haiku è la contrapposizione di idee all’interno della poesia. La tensione poetica dell’haiku si gioca proprio nella giustapposizione di due idee, non banalmente legate. È l’estetica della sorpresa, che permea anche i koan zen.

Vediamo questo esempio di Yosa Buson (1716 – 1783)

Nella solitudine

C’è anche gioia

Fine dell’autunno

I primi due versi si staccano nettamente dall’ultimo, che non è direttamente collegato alla solitudine. Tuttavia l’eco del distico iniziale si riflette nel verso finale creando un’immagine arricchita di un paesaggio autunnale solitario, magari la campagna i cui alberi cominciano a denudarsi, ma in un’atmosfera di serenità.

Come due elettrodi, le due immagini accostate innescano una scintilla, una rivelazione ineffabile nella mente del lettore, creano un senso di tridimensionalità, di sinestesia, di immersione. Generano la sensazione di poter afferrare un significato più profondo della realtà, che supera la plasticità delle immagini rappresentate.

Erich Auerbach, nel suo celebre Mimesis, confrontò la narrazione ebraica della Genesi con l’Odissea, notando come il testo biblico fosse scarno nella descrizione delle scene narrative, come isolati episodi di luce, di narrazione, in un mare di ombra, di ignoto, al contrario di Omero che racconta ogni dettaglio della scena con la medesima attenzione, dando il medesimo peso. Tutto illuminato dalla luce del narratore.

Se il testo della Genesi è paragonabile a piccole isole di narrazione in un buio mare di ignoto, la narrazione giapponese di un haiku è simile ad isolotti strettamente accostati ma slegati, indipendenti. Tra di essi un mare profondissimo ma trasparente, in cui il lettore, passando da un’idea all’altra, puo’ gettare un fugace sguardo.

Ad maiora

 

Spread the love

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *