Notte Profonda

Splendida luna, gatta che lievi zampe posi sui sogni

Sulla scelta delle parole

Scelta delle parole

Colà dove si puote ciò che si vuole

La poesia, Haiku e non, sfrutta le massime possibilità del linguaggio, lo distorce, lo deforma, lo piega ai suoi scopi. In effetti si parla, a volte impropriamente, di “licenza poetica” per indicare ogni deviazione dalla consuetudine di uso di una parola o frase. Talora sembra essere comune l’impressione che la poesia debba necessariamente utilizzare parole desuete, insolite, lontane dall’uso quotidiano.

Molta della poesia che abbiamo appreso a scuola infatti presenta, di solito per ragioni storiche, costruzioni sintattiche o vocaboli arcaici. Chi non si ricorda di aver udito “gli augelli far festa”? Ma chi si è mai sognato di utilizzare la parola “augelli” invece di “uccelli” con gli amici, se non per creare effetti volutamente ironici? Una parola ricercata, immediatamente, eleva il registro del brano. Eppure non vi è nulla di più facile che creare una nota stonata proprio nel tentativo di voler dar sfoggio di erudizione. Probabilmente è una regola ovvia, però, per un Haiku in particolar modo, dovrebbe valere la massima che

Solo ciò che serve deve essere presente e nulla più.

Banale, forse. Ogni elemento tuttavia che è presente in un verso dovrebbe trovarsi lì per una funzione. Ogni parola, ogni vocabolo, dovrebbe essere stato scelto per un motivo. Fonetico, per esempio, o semantico. Cioè, in parole povere, dovrebbe essere stato scelto perché suona bene (e ci sarebbe moltissimo da dire sull’argomento) o perché ha un significato appropriato. Su quest’ultimo punto desidererei soffermarmi.

La parole ed il loro significato

L’equazione

Parola (o significante, nel gergo dei linguisti) =Significato

È corretta ma troppo semplice. Un vocabolo, o lessema, possiede un insieme di significati, un campo semantico, volendo usare un tecnicismo. Immaginiamocelo come il campo elettrico indotto da una carica, un elettrone, come la luce che emana da una lampada e rischiara, via via più tenuamente mano a mano che ci allontaniamo da essa, una stanza buia.  Così un lessema possiede un insieme di significati, alcuni più strettamente legati ad esso, alcuni più lassamente. Inoltre ogni vocabolo possiede almeno due classi di significato:

  1. un significato Denotativo
  2. un significato Connotativo

Il primo è la definizione tecnica, asciutta del vocabolo. E’ quello che ci aspetteremmo di trovare in un vocabolario. Il significato Connotativo di un lessema invece è l’insieme dei significati soggettivi, le sfumature che un vocabolo possiede.

Gatto e micio hanno il medesimo significato denotativo poiché entrambi termini denotano un felino domestico. Ma differiscono grandemente per il loro significato connotativo, in quanto micio è generalmente associato ad un contenuto affettivo maggiore, indica un animale tenero, dolce, con il quel c’è un legame, porta in sé un’idea di morbidezza, di calda peluria, di fusa, che la parola gatto non necessariamente evoca. Quindi i sinonimi non sono parole completamente intercambiabili. Generalmente ogni sinonimo ha un significato connotativo specifico. Un buon esercizio può essere quello di trovare un oggetto e di pensare ai sinonimi che si possono utilizzare per descriverlo e sentire, perchè alla fine si tratta di un’esperienza soggettiva, quali potenziali evocati stimolano, per usare un termine della fisiologia, quali lampadine accendono, quali corde fanno vibrare nel nostro animo i diversi termini.

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