Notte Profonda

Splendida luna, gatta che lievi zampe posi sui sogni

Il suo passo distratto risuona sotto le volte della stazione

già vuote e disegna l’impronta del suono nel tempo,

attimi di solitudine che già sfuggono agli occhi,

ma scandiscono il suo camminare

come il battere dell’orologio nella sala in penombra.

Un bambino si aggrappa al mio ventre

e lo cinge piangendo mentre

mio padre mi prende in braccio e le sue parole

profumano di tabacco e il mondo è lontano,

metri di aria sotto i miei piedi a penzoloni.

Sento il suo cuore che batte

nel petto che è piccolo come una bambola

e mentre gli accarezzo i capelli

mi chiede di portarlo via, papà, che è una brutta giornata

lo stringo più forte e mi aggrappo al suo collo

e nascondo il mio viso.

E la mia vita è una foglia che cade

dal gelso in autunno, spazzata dal treno

che mi porta lontano, è il rintocco

della pendola sporca che occupava il ripiano

della vecchia credenza, tra odore di cera da legno

e tendaggi pesanti di lino e di polvere buia.

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