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Perchè la metrica? Perchè Haiku?

Metrica

La poesia e la metrica

La poesia è spesso stata associata all’uso di regole metriche piuttosto precise, di regole cioè che indicassero normativamente la lunghezza delle strofe ed il loro ritmo o la presenza di assonanze e ricorrenze di suoni quali le rime.

Nell’immaginario popolare poesia è spesso sinonimo di parole in rima. Alcune di queste sono così note e comuni (fiore-cuore-amore) da aver perso il loro carattere poetico e sfiorare il caricaturale o il grottesco.

Per secoli la lingua italiana ha prodotto eccellenti esempi di poesia in metrica e in rima, di cui la Commedia di Dante o il canzoniere di Petrarca sono le opere probabilmente più conosciute (a livello universal).

Soffermiamoci solo un secondo per rileggere insieme l’incipit della Divina Commedia, quell’attacco che conosciamo così bene tutti dai tempi della scuola:

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinova la paura!

Provate a contare le sillabe. Ogni verso è formato da 11 sillabe di cui la decima sillaba è sempre accentata. Oltre all’accento obbligatorio sulla decima sillaba, la quarta sillaba o la sesta sillaba portano un accento.

L’endecasillabo

Questa modalità di costruire il verso, controllandone la lunghezza (11 sillabe) e la posizione fissa di alcuni accenti prende il nome di endecasillabo, il metro probabilmente più glorioso nella poesia italiana.

Oltre alla lunghezza controllata dei versi, notiamo anche la presenza di rime, disposte in modo molto particolare: il primo verso (che finisce con –vita) fa rima con il terzo (che finisce con –smarrita).

Il secondo verso della prima strofa (che termina con –oscura) fa rima (quindi è incatenato), col primo verso della seconda strofa e così via. Questo schema di rime prende il nome di terza rima o rima incatenata (o dantesca).

Nessuno esiterebbe a chimare l’opera di Dante poesia!

Eppure alle orecchie di molti lettori questi versi suonano arcaici, non solo per la lingua utilizzata, così piena di forme desuete e di una sintassi che, al di là della metrica, ci suona antica, ma anche per l’uso della metrica stessa, da molti considerate uno strumento poetico sorpassato.

La poesia del Novecento in Italia

La poesia del Novecento, in effetti, non solo nel nostro paese (anzi in alcuni paesi anche più precocemente), è caratterizzata dall’imporsi del verso libero. E’ caratterizzata cioè di una prosodia che non si limita più alle costrizioni dei dettami metrici, ma li viola e li distorce o li ignora a piacimento.

Prendiamo per esempio la bellissima poesia Mattina di Giuseppe Ungaretti:

M’illumino

d’immenso.

Anche in questo caso a nessun lettore dei nostri giorni sano di mente sorgerebbe il dubbio di trovarsi di fronte a poesia, (di livello estremamente elevato per altro), sebbene non sia facile ricondurla agli schemi metrici della tradizione.

Sicuramente ci suona più contemporanea di Dante.

Non dovremmo però cadere nell’errore di considerare la metrica come un insieme inutile di regole superate, una costrizione senza senso che limiti la libertà della poesia. Al contrario, definire la poesia come necessariamente priva di metrica è senza senso quanto affermare l’inderogabile necessità di utilizzare la metrica.

La poesia moderna ha compiuto un passo importante, arrivando alla capacità non di cancellare la metrica, ma di piegarla ai propri fini, di modificarla, di usarla a piacimento (e si parla addirittura di neometricismo per poeti come Frasca).

Non l’ha negata, l’ha resa una dei propri strumenti.

Rigettare la metrica?

La metrica per la poesia è un po’ come la forma per la pittura e le arti figurative in genere. L’astrattismo ha avuto un’importanza enorme nello sviluppo dell’arte, nello sviluppo anche di una sensibilità artistica che non fosse ancorata semplicemente al dato sensoriale. Ma l’astrattismo non nega la forma, è semplicemente in grado di superarla, se vuole affermare qualcosa che lo richiede.

A livello squisitamente didattico poi, penso che come la figurazione sia il primo passo obbligato verso qualunque percorso di crescita artistica, così la metrica sia uno strumento imprescindibile nella maturazione poetica di un individuo. La metrica richiede sforzo e attenzione agli aspetti formali. Questi aspetti formali potranno poi essere superati, ma una volta interiorizzati e fatti propri, donano una sensibilità al ritmo e alla plasticità del linguaggio che sarebbe difficile ottenere altrimenti.

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